Donne, mode, canoni estetici che cambiano. La bellezza femminile si trasforma nel tempo, in norme e regole di narrazione creativa, ma anche in criteri e modelli di interpretazione soggettiva, all’interno dello stesso tempo. Oggi abbiamo un vero e proprio culto del corpo, snello, sodo, curve evidenti e strutturate. La bellezza assume una posizione fondamentale, ma non è certo un’esclusiva del nostro tempo. Ogni epoca ha le sue Veneri. Più ci spostiamo nel passato, e più notiamo come i canoni di bellezza femminile sono improntati sulle rotondità. Nell’iconografia preistorica le sculture mostrano corpi estremamente voluminosi per sottolineare la fertilità e la fecondità. La Venere di Willendorf, risalente al Paleolitico Superiore, è considerata una delle più antiche icone di bellezza. In netta contrapposizione la bellezza femminile dell’antico Egitto. Antiche pitture mostrano donne snelle, minute e insieme muscolose, curve ben disegnate e armoniche, fra sensualità, magnetismo e seduzione. Poi la dea Afrodite della Grecia classica, dove emergono misura e proporzione. La dea dell’amore è morbida, formosa, curve pronunciate, fianchi larghi, seno e glutei piccoli, ma rotondi e sodi. La donna della Roma imperiale è giunonica. Una Matrona dalle forme abbondanti, opulente. E se ne Medioevo l’austera morale impone un corpo esile, puro e casto, la donna rinascimentale torna alle forme rotondeggianti, ai fianchi larghi, con un ventre addirittura pronunciato e un seno abbondante. Dall’ideale morbido e sensuale tipico delle Tre grazie di Rubens del 1624, si passa poi al vitino di vespa, tipico delle dame del Settecento, poi alla femme fatal del Decadentismo, fino alla donna eterna adolescente degli anni 20, dove Coco Chanel detta legge con i suoi caratteri androgini.
Ma il concetto di bellezza non cambia radicalmente soltanto nel corso della storia. Ciò che attrae, ciò che genera piacere, che sia uno stereotipo sedimentato o che sia il suo contrario, diventa bello, all’interno della stessa epoca. La bellezza si trasforma in unità degli opposti, lo Yin e lo Yang, la terra e il cielo, l’acqua e il fuoco, la luce e l’oscurità. Interpretazioni che si ripensano in funzione di chi guarda, e che si raccontano in funzione di chi mostra. L’estetica, da celebrativa, si fa interpretativa. Dall’eterea, sottile avvenenza di Audrey Hepburn, modello di grazia ed eleganza, alla stupenda e burrosa Marylin Monroe, sex symbol di tutte le epoche, e poi Rita Hayworth, “atomica” per le sue curve procaci, che fa impazzire gli uomini, e Sofia Loren, il sogno proibito degli italiani, che scandalizza i puritani in “Ieri, oggi e domani” spogliandosi davanti al suo Marcello, fino a Gina Lollobrigida, bellissima nella sua forma a clessidra.
Oggi assistiamo alla narrazione di un contemporaneo intricato. Bellezze diverse, che si contrappongono, si scontrano, eppure fanno parte della stessa cosa, qualcosa che piace. Come un corto circuito, nessuna resistenza, nessun vincolo sulla corrente che passa attraverso, che può assumere valori molto elevati. Ci scorrono sotto gli occhi immagini patinate, anche se estremamente contemporanee. Da Sofia Vergara, modella e attrice colombiana, protagonista della serie televisiva americana Modern Family, a Charlize Theron, di origini francesi e olandesi ma nata in Sudafrica, modella, ballerina, attrice cinematografica e testimonial di un famoso profumo. Da Christina Hendricks, la prosperosa, irresistibile bellezza rossa, la Joan di Mad Men, alla simpaticissima modella statunitense Kate Upton, nota per le sue apparizioni sulla rivista “Sports Illustrated Swimsuit Issue” e sulle copertine di testate come GQ, nonché per i suoi video provocatori che hanno spopolato su YouTube. E ancora dalla giovane attrice Jennifer Lawrence alla supermodella greca Georgia Salpa. Icone di bellezza intramontabili, eppure così diverse tra loro, quasi frammenti di design contemporaneo, che si raccontano anche attraverso l’estro creativo di protagonisti d’eccezione della Medicina Estetica e della Chirurgia Plastica, arte che tocca oramai livelli vicinissimi alla perfezione.
Definire la bellezza resta comunque impossibile. Da tempo artisti, letterati e persone comuni si interrogano sul concetto di bellezza, su cosa essa sia, coniando aforismi, pensieri filosofici, paradigmi e archetipi, che sistematicamente vengono sorpassati da nuove interpretazioni. L’epilogo, ed anche il prologo, è che non esiste, almeno nella limitatezza di questo mondo, una definizione univoca della bellezza. E’ bello ciò che attrae, ed è bello ciò che piace, ma una cosa rimane assolutamente certa: la bellezza genera piacere sia in chi la osserva, sia in chi la possiede.