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Non solo vanità. La valenza terapeutica della chirurgia plastica

Felicità. Correre seguendo i gabbiani verso le scogliere, prenotare un weekend a Parigi, bere una cioccolata calda, meditare, fare l’amore. Cosa ci rende felici? Come raggiungere il benessere? Self compassion può essere una chiave, come coltivarsi delle sane relazioni o ritagliarsi dei momenti tutti personali. Ma prima di tutto bisogna piacersi. Amarsi e piacersi, perché il sentirsi a proprio agio con il proprio corpo è fondamentale. Sono molte le persone che non stanno bene con sé stesse, o che sono addirittura nemiche di sé stesse. 

Perché, e quando, si smette di volersi bene? Difficile parlare di un’unica causa. La certezza è che l’autostima è come un muscolo, se non viene allenato finirà per atrofizzarsi. Ma certi difetti fisici possono incidere profondamente sulla psiche e sul rapporto col mondo esterno: il risultato è spesso lo sviluppo di un senso di inadeguatezza, di sofferenza, di frustrazione, persino di emarginazione o isolamento. 

“Nella vita può essere importante avere un aspetto gradevole, come un biglietto da visita che parla di noi. Il sentirsi a proprio agio – spiega la dottoressa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico – facilita il lavoro e i rapporti interpersonali. E questo accresce l’autostima, la fiducia, la forza, la felicità. Spesso il ricorso al bisturi non è solo una questione di vanità. Dietro la volontà di cambiare qualcosa di sé c’è sempre una grande sofferenza. Non siamo qui a dirvi che sottoporsi ad un intervento chirurgico sia una semplice passeggiata, che non si corre alcun rischio e che non si avverte alcun tipo di fastidio, ma possiamo affermare con certezza che le procedure chirurgiche oggi sono notevolmente avanzate, e molte non richiedono più interventi così invasivi o debilitanti. Se la chirurgia plastica fosse puramente finalizzata alla bellezza e non avesse una valenza terapeutica, dovrebbe essere abolita”.

Proviamo a metterci nei panni di una ragazza che compie 18 o 20 anni, ma il suo seno non si sviluppa.

“Malformazioni come aplasia mammaria (totale assenza di sviluppo della ghiandola mammaria) sono deformità congenite che creano spesso una forte sensazione di disagio psicologico, che produce inevitabilmente infelicità, rabbia, difficoltà o incapacità di accettarsi e di relazionarsi con gli altri, a tal punto da condurre una vita privata e sessuale limitata. Una disarmonia profonda che va risolta. È come se ci fosse un’anima che segnala con tutta la sua forza l’esistenza di un malessere, che va guardato, ascoltato, curato. In questi casi il chirurgo plastico è chiamato a far fronte ad una vera e propria emergenza psicologica. La Mastoplastica additiva, nella maggioranza dei casi, ha come obiettivo il ripristino morfologico di una normalità – continua la dottoressa Tarico – ciò che una malformazione ha tolto ad una donna. Si prefigge di ricostruirla, garantendo alla paziente la possibilità di raggiungere un’autentica realizzazione di sé”.

Proviamo a metterci nei panni di un bambino di 6 anni con il suo profondo disagio quando viene deriso e chiamato Jumbo perché ha le orecchie a sventola.

“Orecchie ad ansa: una semplice caratteristica, e tutt’altro che una patologia, che però viene percepita come un inestetismo, un complesso, un disagio molto sofferto anche in età giovanissima. Anche in questo caso grazie alla chirurgia plastica! Una chirurgia sempre più inclusiva, anche nella determinazione a proteggere i piccoli pazienti dall’esporsi allo stress psicologico del giudizio dei compagni di scuola”. 

O ancora nei panni di una donna affetta da gigantomastia.

“Un seno eccessivamente sviluppato può condizionare una donna nella semplice vita quotidiana, nell’attività sportiva e nella sfera privata e sessuale: problemi nel trovare un abbigliamento adeguato o il giusto reggiseno, errata postura per cercare di nascondere il seno, attenzioni non desiderate, battute sarcastiche, ma soprattutto una cattiva visione della propria immagine. Se la convivenza con l’ipertrofia mammaria si avvicina molto al concetto di gabbia e ostacolo, grazie alla chirurgia plastica è possibile trasformare la silhouette e migliorare sensibilmente la qualità della vita delle pazienti che ne hanno bisogno”. 

L’immagine ideale che abbiamo di noi deve corrispondere a come ci vediamo. Come in un orologio gioiello, dove le pietre preziose convivono in perfetto equilibrio con il meccanismo del movimento che scandisce il tempo, l’aspetto di un profilo corporeo che ci rappresenta convive con la nostra anima e aiuta a mantenere una condizione fisica e mentale ottimale. Grazie, chirurgia plastica.