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Contrattura capsulare: prevenzione, soluzione

Mastoplastica additiva, quando eseguita con budget low cost può comportare un aumento di sequele, come la contrattura capsulare. Con l’utilizzo di protesi testurizzate il rischio è valutabile in circa il 5% dei casi, ed è ancora minore quando la protesi viene inserita dietro il muscolo pettorale.

A tutto c’è rimedio: contrattura capsulare, la prevenzione evita le complicanze, la scelta di un buon chirurgo ne riduce l’incidenza, la capsulectomia risolve il problema

È entrata a far parte della classifica degli interventi estetici più sexy del mondo, ne ha conquistato il primato e lo mantiene. Le sue performance switchano dall’aumento di volume al rimodellamento della forma fino alla correzione di asimmetria, da ruoli glamour a quelli di self confidence, riuscendo ad alternare risultati come bellezza e armonia a benessere psicofisico e autostima. Ma se la Mastoplastica additiva può conferire al seno caratteristiche di consistenza, rotondità e proiezione tali da renderlo di aspetto più gradevole, portando così ad un miglioramento della propria percezione estetica e della qualità della vita, quando eseguita con budget low cost può comportare un aumento di sequele, complicanze prevedibili e spesso evitabili. È il caso di una complicanza specifica, la retrazione della capsula periprotesica, conosciuta con il nome di contrattura capsulare. Ne parliamo con la dottoressa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico specialista.

“Dopo un intervento di Mastoplastica additiva, in una modesta percentuale di casi e in particolar modo quando la protesi mammaria è scadente o datata, alcuni mesi dopo l’intervento e raramente anche a distanza di anni può verificarsi la retrazione della capsula cicatriziale. Certo è naturale che intorno alla protesi si formi spontaneamente del tessuto nuovo, una membrana connettivale che riveste l’impianto come una sorta di capsula protettiva. Ma quando la reazione dei tessuti è eccessiva, la capsula peri-protesica subisce un progressivo ispessimento e si contrae. Questa retrazione può indurre una fastidiosa sensazione di tensione dolorosa, a volte anche un’alterazione della forma della mammella. Con utilizzo di protesi testurizzate il rischio è valutabile in circa il 5% dei casi, ed è ancora minore quando la protesi viene inserita dietro il muscolo grande pettorale”. 

Ci sono diversi gradi di contrattura capsulare?

“Può essere classificata, a seconda della gravità, in quattro gradi: Baker Grado 1, situazione normale con formazione naturale della capsula protettiva. Il seno risulta morbido, e il processo non causa alcuna sintomatologia. Baker Grado 2, la forma del seno rimane immutata, ma il seno comincia a diventare più duro. È meno mobile, ma sembra naturale. Baker Grado 3, il seno comincia a mutare, a sembrare innaturale nella forma, ed è immobile. Baker Grado 4, il seno ha una forma innaturale, ed oltre ad essere immobile è duro e provoca dolore”.

Quindi avere una sintomatologia di durezza o di dolore dell’impianto è da considerarsi patologico, ed anche se è possibile affermare che le donne sottoposte a Mastoplastica additiva con impianti mammari di ultima generazione hanno un bassissimo rischio di contrattura capsulare, non è possibile escluderne in modo assoluto la comparsa. 

Qual è la terapia risolutiva?

“Se la retrazione della capsula peri-protesica è di grado marcato, appena si avvertono gli specifici sintomi prima descritti è bene farsi visitare dal chirurgo di fiducia per accertarsi della diagnosi e per stabilire insieme quale sia la soluzione ottimale. In alcuni casi la terapia è di tipo chirurgico: quella di maggior successo è la capsulectomia, che consiste nel rimuovere il tessuto fibrotico in eccesso”.