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Chirurgia low cost all’estero: il turismo della bellezza… e i suoi rischi

La Blefaroplastica in Corea del Sud, l’Addominoplastica in Albania, la Liposcultura in Tunisia, il Trapianto capelli in Romania, la Gluteoplastica in Messico, la Mastoplastica Additiva in Turchia… Turismo sanitario, un settore in espansione. Portali dedicati e agenzie di viaggio specializzate propongono vacanze all’estero “soggiorno e chirurgia all-inclusive”, pacchetti pseudo benessere con viaggio, vitto, alloggio, tour, souvenir e surgery tutto compreso, proponendo anche una nuova definizione alle regole della bellezza: la chirurgia low cost. Un termine dall’allure accattivante! Pazienti di aree ricche in Paesi a basso reddito: costi inferiori, assenza di liste di attesa, leggi meno restrittive… Ma il viaggio della bellezza non sempre ha un lieto fine. Ne parliamo con il chirurgo plastico specialista Maria Stella Tarico.

“Sono migliaia le persone che ogni anno si recano all’estero per un ritocco estetico, e se molte altre sembrano disposte a farlo nel prossimo futuro, chi torna è spesso amaramente pentito. Sottoporsi ad un intervento low cost può non solo portare ad un risultato deludente dal punto di vista estetico, ma può anche generare delle complicanze gravi per la salute, dovute alla facilità di ottenere licenze tipica dei Paesi a basso reddito, alla mancanza di procedure di sicurezza, ai bassi costi delle strutture, a presidi medico chirurgici e farmaci che non rispondono agli stessi standard di qualità del nostro Paese”.

Ma può la chirurgia essere low cost?

“La buona chirurgia non è mai low cost. Il turismo sanitario può nascondere insidie e veri e propri calvari post-operatori. Un paziente operato all’estero, dopo l’intervento, è praticamente abbandonato a se stesso, e con l’insorgere di un qualsiasi problema deve affrontare un secondo, un terzo viaggio, o rivolgersi ad un chirurgo italiano, che non ha eseguito l’intervento. Parliamo ad esempio di un decorso operatorio di Mastoplastica additiva: è consigliabile stare a riposo assoluto per qualche giorno, limitando al minimo gli sforzi, e se non si seguono i dovuti accorgimenti potrebbero insorgere complicanze come lo spostamento delle protesi o una contrattura capsulare. Inoltre le visite post-operatorie sono molto importanti. Le prime visite di controllo vengono effettuate in genere dopo 3, 7 e 15 giorni per le medicazioni, e poi a 30 giorni, a 6 mesi e a 12 mesi, e questo se tutto va bene. In caso di complicanze post-operatorie il paziente deve sempre poter contare sul chirurgo che ha eseguito l’intervento”.

La call to action del costo più basso spinge di fatto al turismo sanitario. Ma a discapito di cosa?

“Della salute. Qui in Italia abbiamo delle regole molto rigide da seguire per evitare… sorprese. Prima di sottoposi ad un intervento chirurgico è importante valutare l’esperienza e la professionalità del chirurgo, l’affidabilità delle strutture, la qualità di materiali e impianti. I nostri protocolli sono più severi, e i nostri legislatori si impegnano nel garantire una maggiore sicurezza per tutelare il paziente. Quando si verifica un incidente a volte si sente parlare di sfortuna, ma un incidente può essere causato anche dal mancato rispetto delle norme”. 

Se la bellezza ci può trafiggere come un dolore, come diceva Thomas Mann, e la meraviglia della contemplazione ci può colpire, inquietare e paralizzare, come nella sindrome di Stendhal, anche il turismo della bellezza low cost può comportare dei rischi. Per non farsi travolgere dal sovraccarico di potenziali effetti collaterali, quando possibile occorre imparare a viaggiare più leggeri, e sdraiarsi solo su spiagge segrete dove abbandonarsi alla natura. E per la chirurgia estetica… meglio recuperare la raffinata arte del chilometro zero!