Senso estetico. Un concetto estremamente soggettivo.Venerato e mistificato, celebrato, desiderato, approvato ma anche condannato, quel ritocco, piccolo o grande, capace di armonizzare, di ringiovanire l’aspetto, di rivitalizzare, di cambiare, a volte anche di trasformare, è oggetto di scontri, punti di vista diversi e varie interpretazioni. Il ricorso a chirurgia plastica e medicina estetica su viso e corpo accompagna l’intera umanità da molti decenni, ed abbraccia tutte le età e tutte le classi sociali. Dai più sofisticati interventi di mastoplastica additiva, liposuzione, blefaroplastica, rinoplastica, addominoplastica, sempre in vetta alle classifiche, ai nuovi lifting del viso, delle cosce, dei glutei, fino alla colossale impennata dei filler con acido ialuronico o delle infiltrazioni di Botox, prodotto blockbuster: con un milione di interventi di chirurgia plastica ed estetica, sono gli italiani tra i primi al mondo a modificare i propri connotati. Ma la mania del ritocco non è solo occidentale.
Si rifanno le donne arabe, dove è obbligatoriamente di moda coprirsi, dove si allungano gli orli e si nascondono i capelli, e in alcune regioni persino il viso. Donne facoltose che per cultura e religione non possono mostrarsi in pubblico come oggetti del desiderio, ma che al riparo delle mura domestiche, a party privati o a suaré riservate, possono indossare abiti firmati, mostrare volti bellissimi e corpi supersexy. La loro rivoluzione oggi sembra partire dal chirurgo plastico: aumento del seno, liposuzione, lifting del viso, persino operazioni intime. Sono sempre più numerose le donne del mondo islamico che ricorrono alla chirurgia plastica. In Iran circa il 30% del gentil sesso si sottopone a rinoplastica, pazienti non solo appartenenti a classi sociali privilegiate, ma anche giovani studentesse o impiegate. Emancipazione, affermazione dei propri diritti, piccole conquiste che attraverso la chirurgia estetica – un business che nei paesi arabi e medio-orientali, come in occidente, non conosce crisi – arriveranno probabilmente, a piccoli passi, anche al riconoscimento di tutti gli altri diritti.
Si ritoccano anche le africane, che esprimono spesso il desiderio di rimpicciolire il naso, o che usano creme pericolose per schiarire il colore della pelle, e assumono in gravidanza farmaci per non avere figli neri. Sognare la pelle bianca… e mentre milioni di bianchi si abbronzano al sole, milioni di africani e di afro-americani, circa il 50%, usano gli schiarenti. La moda di sbiancare il viso con creme decoloranti è un trend in crescita vertiginosa, e secondo gli ultimi dati dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) il desiderio di pelle chiara ha contagiato anche le classi medio-basse: In Nigeria il 77% delle donne usa creme e vari prodotti schiarenti, il 55% nella Repubblica Togolese, il 35% in Sudafrica, il 27% in Senegal ed il 25% in Mali.
E si rifanno anche le orientali. Nelle aree asiatiche il ricorso alla blefaroplastica etnica è notevole per via della tendenza a cancellare gli occhi a mandorla. I numeri parlano chiaro: oltre un quinto delle richieste di blefaro, su un totale di 1,3 milioni di interventi mondiali, giunge da Giappone, Cina e paesi limitrofi. Quell’affascinante occhio a mandorla, allungato, sensuale, è forse diventato “out”? Secondo alcuni questo nuovo trend chirurgico rappresenta solo il desiderio di uno sguardo più aperto, ma il pensiero più accreditato è quello che i pazienti che si sottopongono, anche in giovane età, a questo intervento cercano di assumere tratti somatici più simili a quelli occidentali.
Migliaia le variazioni sul tema, gli stereotipi, i canoni di bellezza che diventano globali, e che a volte non tengono conto delle peculiarità razziali e delle caratteristiche geografiche di appartenenza. Il limite tra eccesso e misura, fra ritocco e ossessione, fra emancipazione e dipendenza, è flebile.
Dr.ssa Maria Stella Tarico “ La vera rivoluzione della chirurgia plastica e della medicina estetica oggi è quella di perseguire risultati naturali, focalizzare la lente d’ingrandimento sull’unicità dei pazienti e sulla personalizzazione dei trattamenti, esplorare le motivazioni, i sogni e i bisogni di chi desidera cambiare o migliorare il proprio aspetto. Identità e individualità. Molti pazienti hanno bisogno di rigenerarsi, di rimodellarsi, di nutrire la propria autostima, per vivere meglio, per ridefinire il proprio posto nel contesto sociale. Parlare di estetica oggi è una missione che abbraccia contemporaneamente corpo e psiche, essere e apparire. Bellezza non come puro punto di arrivo, ma come elemento chiave per una nuova partenza, un futuro migliore. Piacersi è importante, ma se i canoni estetici cambiano da nazione a nazione, da cultura a cultura, l’armonia, la misura e il buon gusto restano misure universali.”
Addio perfezione, arriva la bellezza identitaria. Nel cuore dell’officina creativa, dove si ridisegna il corpo, il viso, il fascino, la seduzione, ma anche l’armonia, la proporzione, la naturalezza, l’equilibrio, l’obiettivo oggi è sembrare autentici. La bellezza naturale emoziona. E se la grande Rita Levi Montalcini diceva “Il corpo faccia quello che vuole, io non sono il corpo, io sono la mente…”, tanto di cappello, ma… non tutte siamo Nobel per la Medicina!