Al momento stai visualizzando Rimozione tattoo? Sì, ma rigenerando la pelle!

Rimozione tattoo? Sì, ma rigenerando la pelle!

  • Categoria dell'articolo:Laser Terapia

Laser Discovery PICO e Q-switched a confronto

Pentiti del tattoo, c’è una soluzione definitiva. Una prodezza tecnologia, un campione di velocità e di alte prestazioni, una potenza ineguagliabile. La nuova era per il trattamento di tatuaggi e iperpigmentazioni si chiama Discovery Pico, il laser ai picosecondi di ultima generazione. Tattoo removal, ma non solo! La sua naturale versatilità lo ha portato non a caso sotto i riflettori: oltre a rimuovere i tatuaggi senza lasciare traccia, stimola infatti la produzione di nuovo collagene, ed è indicato anche per il fotoringiovanimeto cutaneo, lo skin resurfacing, il trattamento delle cicatrici da acne, delle lesioni pigmentate benigne, dell’onicomicosi.

Tattoo, un linguaggio di aggregazione, una mania collettiva e globale, un’evoluzione artistica, una ricerca di certificazione e d’identità. Lettering o fantasy, optical o mechanic, orientale o tribale, nero o multicolor, ogni tattoo contiene una storia, un messaggio, un racconto, un ricordo, una traccia. Ma a volte è soltanto un errore. Se la tattoo mania non conosce crisi, cresce in modo esponenziale anche la richiesta di rimozione: concorsi e colloqui di lavoro per cui non è possibile mostrare tatuaggi, disegni sul viale del tramonto, decisioni affrettate, cambiamenti di idee o di partner, ricordi affettivi da cancellare, errori del tatuatore o tattoo troppo grandi che non piacciono più… poco importa la motivazione, quando quell’inchiostro non esprime più l’immagine di sé, ecco che diventa un problema. Ma nulla è indelebile: la tecnologia laser per la rimozione dei tatuaggi è ormai più che sperimentata, evoluta e ottimizzata. Il metodo più utilizzato in passato per trattarli era il laser Q-switched, ma oggi c’è di più. Mettiamo i due laser a confronto con la dottoressa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico specialista ed esperta in trattamenti di Medicina Estetica.

Nanosecondi Vs picosecondi

“Il laser Q-switched trova indicazione in Medicina Estetica nel trattamento delle lesioni cutanee pigmentate, sia acquisite che congenite, è efficace per attenuare i capillari, la couperose e le teleangectasie ed anche per la rimozione dei tatuaggi. Rilascia impulsi nell’ordine di Nanosecondi, che agiscono frammentando i pigmenti di colore. Il laser Discovery Pico è più potente: agisce con la tecnologia Picobust, che permette di raggiungere energie e potenze elevatissime (1,8 GW) con impulsi ultracorti nell’ordine di Picosecondi per trattamenti ancora più efficaci. Ha la funzione Quattropulse con diverse modalità di impulso: Picosecondi, Nanosecondi, OptiPulse e PhotoThermal per il laser Nd:YAG 1064 nm; Picosecondi, Nanosecondi e OptiPulse per 532 nm; Nanosecondi e PhotoThermal per 694 nm nella versione PLUS. L’emissione in Picosecondi ha una durata d’impulso così breve che permette di frantumare ad elevata profondità anche le particelle di pigmento più piccole, polverizzandole. I micro-pigmenti vengono poi rimossi dai microfagi e smaltiti più velocemente dal sistema linfatico”.

Numero di sedute

“Prima di iniziare un ciclo di sedute il paziente si sottopone ad un check up preliminare con un medico esperto durante il quale vengono programmate un certo numero di sedute in base alle caratteristiche del tatuaggio. In media, con un laser Q-switced, saranno necessarie 10 sedute, mentre con un laser Discovery Pico saranno necessarie 5 sedute, praticamente dimezzate. Questo comporta un notevole vantaggio per il paziente, sia in termini di velocità che di costi”.

Efficace anche sui colori, delicato sulla pelle

“Il laser Discovery Pico consente di cancellare anche i tatuaggi più resistenti, e grazie al risonatore laser Rubino estende la gamma di colori trattabili, come il blu, il celeste, il grigio, il verde e l’arancio. Anche trattamento e post trattamento sono semplificati: un maggior comfort per il paziente grazie ad un intervento selettivo sulle zone pigmentate e un minimo riscaldamento delle aree circostanti, riducendo così i tempi di recupero”.