Viaggio nel decorso dell’intervento più cool
61 anni da compiere, emblema della femminilità, successo stellare. L’intervento estetico più richiesto al mondo, la Mastoplastica additiva 3.0, è l’incontro tra evoluzione e tecnologia, unito a un tocco di contemporaneità. Era il 1962 quando Gerow e Cronin, due chirurghi plastici americani, ebbero l’intuizione che le dimensioni del seno femminile potessero essere ingrandite con protesi in silicone, e quando Timmie Jean Lindsay, una giovane trentenne texana, passò da una coppa B a una coppa C con grande entusiasmo. Da allora questo intervento ha fatto molta strada, per diventare protagonista di una storia dall’obiettivo audace: rendere più felice una donna, assicurarle stormi di corteggiatori, e farlo in tutta sicurezza.
Seno femminile. Basta pronunciare questo nome per accendere i più sensuali desideri. Migliaia le variazioni sul tema, ma un’unica regola imprescindibile: rispettare le raccomandazioni del chirurgo nella fase post-operatoria, per velocizzare i processi di guarigione ed evitare complicazioni ed altre sequele.
Il decorso post-operatorio come fase fondamentale di una Mastoplastica additiva, il secondo capitolo di un’avventura in 5 FAQ. Ne parliamo con la dottoressa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico, con migliaia di interventi di chirurgia della mammella al suo attivo.
Cosa succede nel post-operatorio di una Mastoplastica additiva?
“L’intervento chirurgico non è la fine di un percorso, bensì l’inizio. La paziente, al momento di lasciare la clinica, deve essere accompagnata a casa e affiancata da qualcuno che resterà con lei la prima notte. In fase di dimissione il chirurgo le consegnerà una prescrizione dei farmaci e fisserà un appuntamento per la prima medicazione”.
Quale reggiseno indossare dopo l’intervento?
“Mastoplastica additiva, ma anche riduttiva, mastopessi, sostituzione protesi, oncoplastica, quadrantectomia: il risultato finale non dipende solo da come si svolge l’intervento, ma anche dalla fissazione corretta del reggiseno compressivo e dal giusto supporto. Un reggiseno non adatto può non sostenere correttamente, può causare asimmetria fra le mammelle, può enfatizzare la visibilità delle cicatrici. Suggeriamo sempre, già in sede di visita preoperatoria, il reggiseno compressivo da indossare per circa un mese. È necessario garantire una corretta terapia compressiva fino a quando, a discrezione del medico, le protesi non sono stabilizzate e il processo di guarigione è avvenuto correttamente. Questi requisiti non possono essere raggiunti utilizzando un semplice reggiseno sportivo. Grazie a questo supporto le pazienti potranno velocemente tornare a svolgere le normali attività quotidiane”.
Come deve comportarsi la paziente nell’immediato post-operatorio?
“Nelle successive 48 ore la paziente deve stare a riposo, così potrà guarire più velocemente. Tra i movimenti sconsigliati c’è quello di sollevare le braccia, che potrebbe dar luogo ad uno spostamento dell’impianto mammario. Potrebbero verificarsi edemi e indolenzimento nell’area operata, ed è normale. Il fastidio potrà essere controllato con gli antidolorifici prescritti dal chirurgo. Per i primi 3 o 4 giorni è raccomandato dormire con il busto rialzato”.
Cosa succede dopo una settimana?
“Le pazienti dopo sette giorni potranno gradualmente recuperare la routine quotidiana, evitando attività faticose come sollevare pesi o correre. L’attività sportiva potrà essere ripresa a 60 giorni dall’intervento”.
Quante sono le visite post-operatorie? “Le visite post-operatorie sono molto importanti. Le prime visite di controllo vengono effettuate in genere dopo 3, 7 e 15 giorni per medicare la ferita, e poi a 30 giorni, a 6 mesi e a 12 mesi. È importante presentarsi a tutte le visite di controllo. Il chirurgo potrà così monitorare il processo cicatriziale e fornire alla paziente dei consigli per curare le cicatrici e renderle invisibili”.