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Cambiare? Si può! Mastoplastica secondaria, a tutto c’è rimedio

Mastoplastica secondaria, correzione di esiti non ottimali, sostituzione di impianti troppo datati, modifiche di forma o volume, asimmetrie o malposizionamento protesi: il mondo della chirurgia del seno guarda al futuro, punta alla soddisfazione estetica della paziente e… alla sua sicurezza.

Focus su un piano chirurgico su misura: Mastoplastica secondaria, un intervento correttivo con l’obiettivo di migliorare gli esiti di un precedente intervento al seno

Non sempre è “buona la prima”, specie se si sbaglia volume, forma o… chirurgo! Quando si affronta un intervento di Mastoplastica additiva, è possibile che una percentuale di casi possa avere delle complicazioni o possa essere insoddisfatta del risultato. Ed è così che entra in gioco la Mastoplastica secondaria, che deve essere personalizzata sulla paziente e richiede un’accurata valutazione da parte del chirurgo plastico.

Facoltativa nei casi di insoddisfazione estetica, asimmetria o visibilità delle protesi, necessaria nei casi di contrattura capsulare, rottura, deterioramento o dislocazione di vecchi impianti mammari, la Mastoplastica secondaria richiede un approccio personalizzato e una prima visita approfondita, prevede in genere una sostituzione protesi e deve essere eseguita da un chirurgo esperto. Ne parliamo con la dottoressa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico specialista con un’enciclopedia di interventi di Mastoplastica secondaria al suo attivo e una casistica trattata davvero completa.

“Un chirurgo non specializzato, una tecnica errata, un volume sproporzionato, sono tante le variabili, protagoniste spesso di una pellicola che non merita l’oscar, ma il più delle volte, dietro le quinte del film e quando il budget è basso, sono proprio gli impianti mammari di scarsa qualità a rappresentare il problema antiestetico o addirittura patologico. A volte, anche in breve tempo, mostrano segni preoccupanti: rottura, indurimento e contrattura, deterioramento e deformazione, dislocazione. E se è vero che anche le protesi hanno una loro scadenza, c’è un mito da sfatare: ecco cinquantenni sottoposte a Mastoplastica additiva 25 anni fa ma con impianti ancora integri, contendersi la scena con giovani donne appena operate e con impianti che danno già problemi. La durata reale di una protesi è molto variabile, ed è legata alla personale reazione dei tessuti mammari della paziente su cui è stata impiantata, ma ancor di più ai difetti del singolo prodotto. Negli anni, dopo le prime protesi del lontano 1962, gli impianti mammari sono stati oggetto di continue evoluzioni. Quelli di nuova generazione, in silicone coesivo, non consentono dispersioni anche in caso di rottura, ed il rivestimento in poliuretano, involucro che generalmente evita la contrattura capsulare, riduce la stimolazione del tessuto fibroso e si integra meglio con i tessuti mammari. Inoltre hanno un aspetto molto più naturale”. 

Sono numerosi gli interventi di Mastoplastica secondaria in Italia? 

“Non sono pochi i casi, anche recenti, di errori chirurgici che hanno compromesso non solo l’aspetto estetico della paziente, ma hanno anche minato la sua salute. In questi casi, per rimediare al danno, si esegue una seconda Mastoplastica. L’intervento rappresenta il 20% delle operazioni di chirurgia estetica del seno richieste e, in molti casi, l’errore chirurgico è prodotto all’estero. Erroneamente si crede infatti di poter ottenere un aumento del seno a poco prezzo valutando positivamente qualsiasi super offerta proveniente oltre nazione. I risultati in questi casi non sono sempre quelli sperati. Seni deformati e innaturali, cicatrici evidenti e protesi scadenti soggette a facili rotture. La Mastoplastica secondaria rappresenta in questi ed altri casi l’unica soluzione in grado di ridefinire la forma corretta del seno e ottenere un aspetto naturale e in piena sicurezza. La procedura chirurgica, rispetto ad una Mastoplastica additiva, si rivela per il chirurgo molto più delicata, in quanto si interviene su un’area già trattata e si punta a correggere difetti realizzati dal lavoro di un’altra mano”.