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Ritocchini low-cost all’estero. Potrebbero costare cari al ritorno!

Sì, viaggiare, evitando le buche più dure…

Casette sospese nel bosco al limite del Circolo polare artico per godere della magia dell’aurora boreale, palafitte sul mare turchese delle isole tropicali per immergersi nel sole, hotel di lusso subacquei in Medio Oriente che lasciano entrare panorami marittimi a cena, mete culturali e file al museo… Viaggiare si, ma perché? C’è chi è alla ricerca dell’esperienza indimenticabile, di notti folli e magiche, di avventura, di ricordi indelebili, o ancora… di un nuovo seno low-cost. Portali dedicati e agenzie di viaggio specializzate propongono vacanze all’estero “turismo e chirurgia all inclusive”, pacchetti pseudo benessere low-cost con viaggio, vitto, alloggio, tour, souvenirs e surgery, tutto compreso a prezzi stracciati. Lo chiamano Turismo sanitario, il cosiddetto viaggio della bellezza, ed è il nuovo business che da Stati Uniti e Inghilterra si sta diffondendo anche in Italia, perché il costo degli interventi di chirurgia plastica e medicina estetica in alcuni paesi esteri si riduce notevolmente rispetto alle cliniche italiane. Le mete Bisturi trip più richieste dagli Italiani? Tunisia, Slovenia, Ucraina, Ungheria, Albania, Turchia, Romania, Polonia, Argentina, Indonesia… Sono migliaia le persone che ogni anno si recano all’estero per un ritocco estetico: trapianto di capelli, mastoplastica additiva, liposuzione, lifting, blefaroplastica, operazioni odontoiatriche e così via, e se molte altre sembrano disposte a farlo nel prossimo futuro, chi torna è spesso amaramente pentito. Se sottoporsi ad un intervento in modo non accurato può portare ad un risultato deludente dal punto di vista estetico, può in certi casi generare delle complicanze potenzialmente gravi per la salute. E un eventuale secondo intervento risolutivo, quando è possibile, è più difficile da eseguire e comporta di sicuro una spesa maggiore rispetto a quella precedente.

– Volare dall’Italia verso la Tunisia, gustare un panorama mozzafiato da un resort di Gerba, passeggiare nel deserto ad Hammamet, visitare le rovine di Cartagine a Tunisi e tornare a casa con un seno nuovo a soli 2.999,00 euro… può comportare dei rischi?

Dottoressa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico specializzato: “Innanzi tutto il Turismo chirurgico low-cost può nascondere insidie e veri e propri calvari post-operatori. Un paziente operato all’estero, dopo l’intervento, è praticamente abbandonato a se stesso, e con l’insorgere di un qualsiasi problema deve affrontare un secondo, un terzo viaggio, o rivolgersi ad un chirurgo italiano, che non ha eseguito l’intervento. Parliamo ad esempio di un decorso operatorio di Mastoplastica additiva: è consigliabile stare a riposo assoluto per qualche giorno, limitando al minimo gli sforzi, e se non si seguono i dovuti accorgimenti potrebbero insorgere complicanze come lo spostamento delle protesi o una contrazione capsulare. Inoltre le visite post-operatorie sono molto importanti. Le prime visite di controllo vengono effettuate in genere dopo 3, 7 e 15 giorni per medicare la ferita, e poi a 30 giorni, a 6 mesi e a 12 mesi, e questo se tutto va bene. In caso di complicanze post-operatorie il paziente deve sempre poter contare sul chirurgo che ha eseguito l’intervento”.

– Che il prezzo di un intervento sia destinato a condizionare le scelte dei pazienti resta un dato di fatto: nella maggior parte dei casi il fattore principale che spinge alla ricerca di mete straniere per sottoporsi a chirurgia estetica è un costo più basso. Ma a discapito di cosa?

“Di sicurezza, e quindi di salute. In Italia ci sono delle regole da seguire per evitare sorprese. Prima di essere sedotti da un costo più basso, è necessario valutare molti fattori. Prima di tutto la professionalità, l’esperienza, il talento del chirurgo. Nelle offerte low-cost all’estero i chirurghi molto spesso non sono specializzati o non sono assicurati, mentre in Italia non è permesso operare se non si è coperti da assicurazione, e la selezione degli specialisti autorizzati ad eseguire gli interventi è molto severa. E poi la qualità delle strutture, in altri paesi spesso inadeguate, la competenza dello staff medico che coopera col chirurgo, l’alta qualità dei materiali e degli impianti, gli obblighi informativi per i pazienti, l’aggiornamento delle linee guida… la lista è lunga. I nostri protocolli sono più rigidi, e i nostri legislatori si impegnano nel garantire una maggiore sicurezza, per tutelare il paziente che si sottopone a questo tipo di interventi. Quando si verifica un incidente a volte si sente parlare di sfortuna, ma un incidente può essere causato dal mancato rispetto delle norme di sicurezza. Il risparmio non è mai sinonimo di qualità o di sicurezza.”

La bellezza, un fiore che può crescere ovunque, ma non senza alti standard tecnologici e specifici parametri di qualità e garanzia. Un invito a ritrovare quei valori che troppo spesso oggi vengono negati e dimenticati, un messaggio da portare per le strade del business dell’estetica: Trust in Quality, trust in Italy!

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