Protesi mammarie macrotesturizzate: un po’ di chiarezza
intervista alla dottoressa Maria Stella Tarico
venerdì 21 giugno 2019
Nell’era del coworking, dei social network, della sharing economy e delle community, dove l’idea che salverà il mondo – ed anche la migliore re-invenzione del nostro giovane secolo – è proprio la condivisione reale e virtuale, bisogna sempre tener conto di un concetto sul quale vale la pena riflettere: tutto ciò che sentiamo è un’opinione, e comunque non è sempre la realtà che crediamo di aver capito. Tutto ciò che vediamo è una prospettiva, non sempre la verità assoluta. E se il principe Miskin di Dostoevskij affermava che sarà la bellezza – intesa come saggezza, verità e armonia – a salvare il mondo, anche una sana comunicazione farà la sua parte per renderlo migliore. E in onore della sana comunicazione, è bene informarsi con oculatezza e discernimento a proposito di certe news allarmanti che circolano in modo virale, e capire ciò che oggettivamente desiderano comunicare. Nella scienza della comunicazione è un concetto che prende il nome di Disinformazione: non parte da chi da una notizia, ma si forma in chi la riceve. Si tratta di un fenomeno che si verifica quando le informazioni percepite da un soggetto non corrispondono alla stessa intenzione per cui esse sono state diffuse, confondendo o modificando le opinioni del pubblico verso un determinato argomento. La divulgazione di notizie che riguardano la nostra salute, quelle che ci parlano di prodotti “a rischio”, più o meno basso, anche se con scopi puramente precauzionali a volte provocano reazioni esagerate e inutili allarmismi. Oggi desideriamo fare un po’ di chiarezza sulle protesi mammarie macrotesturizzate a superficie ruvida.
Dottoressa Maria Stella Tarico: “Dal 5 aprile, in Francia, sono state vietate le protesi mammarie macrotesturizzate a superficie ruvida, ed anche gli impianti mammari con superficie ricoperta da poliuritene, tipologie di protesi che secondo alcuni sarebbero la causa dell’insorgenza del linfoma anaplastico a grandi cellule (ALCL). La decisione della Francia è solo per scopi precauzionali, anche perché è stato dichiarato dal nostro Ministero della Salute e da tutte le Autorità internazionali competenti, come la Task Force Europea e la Food and Drug Administration, che non ci sono evidenze scientifiche che supportino la correlazione causale tra l’insorgenza di questa patologia e il tipo di protesi mammaria. Nel mondo si stimano circa 800 casi su 35 milioni di pazienti impiantate con questo tipo di protesi, mentre in Italia 41 sono i casi segnalati dalla Direzione Generale dei Dispositivi Medici dal 2010, su un totale circa 411 mila protesi impiantate. Quindi il rischio di ammalarsi sarebbe dello 0,001%”.
La misura precauzionale adottata in Francia, spiega l’agenzia sanitaria francese per la sicurezza dei prodotti medici (ANSM), è stata decisa per ridurre l’esposizione delle donne al rischio raro di questa patologia. Ma in virtù della rarità del rischio, non è stato raccomandato un espianto preventivo di questi tipi di protesi.
Dottoressa Maria Stella Tarico: “Occorre inoltre considerare che, se ci si sottopone regolarmente a controlli, si può intervenire, nel caso, asportando la capsula che si forma attorno alla protesi. A distanza di alcune settimane dalla nascita del dibattito torno sull’argomento per tranquillizzare tutte le mie pazienti e coloro che stanno pensando di far ricorso ad un intervento di Mastoplastica Additiva”.
Sono tante le notizie che affollano le nostre vite digitali. Trasmissioni e ricezioni di messaggi relativi ad argomenti più o meno importanti. Ma con la buona informazione la nostra vita potrà essere migliore, le nostre scelte più tranquille, la nostra conoscenza più approfondita, e le nostre paure… ridimensionate.