È un fenomeno emergente legato all’uso dei social, in particolar modo Instagram e Snapchat: rincorrendo il miraggio della propria immagine digitale modificata dai filtri bellezza, un numero crescente di persone si presenta dal chirurgo plastico con la foto ritoccata e dice di voler diventare così!
Instagram face e dismorfia da Snapchat, gli standard estetici oggi li impongono gli algoritmi
Bellezza ai tempi dei social: gli appassionati del ritocco digitale, capace di simulare risultati (irrealistici) della chirurgia plastica, potrebbero soffrire di un disturbo chiamato dismorfia da Snapchat, che rende difficile conciliare il proprio avatar con l’immagine reale che ogni giorno guardano allo specchio. Un fenomeno emergente caratterizzato da una preoccupazione ossessiva per i difetti fisici percepiti, anche se piccoli o inesistenti, e dal desiderio di uniformarsi ai codici di bellezza che creano gli algoritmi.
Vita sottile, fondoschiena tondo, fianchi curvilinei, seno alto e sodo, naso piccolo, all’insù e ben disegnato, occhi distanziati, labbra carnose e sporgenti, zigomi scolpiti… Canoni estetici spesso irrealizzabili con la chirurgia, che però l’uso distorto dell’intelligenza artificiale incoraggia a desiderare. Ne parliamo con il chirurgo plastico specialista Maria Stella Tarico.
“L’idea che si possa ritoccare il proprio aspetto attraverso la chirurgia così come si fa con i filtri di bellezza sta contagiando generazioni di persone, e in particolar modo donne. Si chiama dismorfia da Snapchat: rincorrendo il miraggio della propria immagine digitale modificata, un numero crescente di pazienti si presenta dal chirurgo plastico con la foto ritoccata per somigliare alla versione filtrata di sé. Qualcuno si rende conto di quanto sia pericoloso? L’uso massiccio dei filtri sui social sta avendo conseguenze importanti anche sulla percezione di sé dei giovanissimi”.
In cosa consiste esattamente la dismorfia da filtri?
“La percezione distorta è il primo sintomo: si ritocca la propria foto in modo conforme agli standard estetici dei social e si fa fatica a riconoscere la propria immagine reale. Il desiderio ossessivo di modificarsi: si desidera somigliare al sé ritoccato e non si accetta il proprio aspetto, fra ansia, depressione e bassa autostima. La visita dal chirurgo plastico: si chiede di diventare come quella foto. Ma la chirurgia non è un’app! Alcune delle aspettative dei pazienti sono irrealistiche e molti di quei risultati sono impossibili da ottenere”.
Quale dovrebbe essere l’approccio corretto alla chirurgia plastica?
“Aspirare alla migliore versione di sé stessi. La bellezza non è la ricerca di una perfezione standardizzata, ma piuttosto l’espressione più naturale e armoniosa di sé stessi. Nel corso della prima visita il dialogo col paziente è fondamentale, per analizzare il punto di partenza e capire se i risultati sperati sono realistici, se l’insoddisfazione legata al proprio aspetto è “sana” o è patologica, se l’approccio alla chirurgia estetica è corretto”.
L’individualità è solo un ricordo? Per molti sì, ma per fortuna non per tutti.