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Capezzoli introflessi: le cause, i disturbi associati, i trattamenti

Sono dotati di una spiccata sensibilità. Hanno una forte valenza erotica ed estetica. Senza veli affascinano più di ogni altro soggetto artisti e maestri della fotografia, che hanno fatto della loro nudità svelata un’opera d’arte. Sullo schermo interpretano ruoli ad alto tasso di seduzione. Quelli perfetti sono inclinati all’insù di 20 gradi. Attirano sguardi, baci e carezze. Sanno parlare, sorridere, alludere, raramente si rivelano, spesso si nascondono. Se sollecitati, riescono a indurre alti livelli di eccitazione. La loro stimolazione è parte fondamentale di un repertorio sessuale, accende il desiderio e può essere così piacevole da indurre l’orgasmo:sono i capezzoli, una delle zone erogene più potenti del corpo umano. Reattivi grazie all’alta concentrazione di recettori e terminazioni nervose, svolgono anche una delle funzioni più importanti per la vita, quando smettono gli abiti da nipplegasm e indossano quelli di dispensatori del latte materno. In essi, infatti, confluiscono i dotti galattofori, che convogliano all’esterno il prezioso liquido prodotto e secreto dalle ghiandole mammarie, un alimento completo destinato ad alimentare il bebè. Ma quando non sporgono sul piano dell’areola e risultano retratti, questa disarmonica “ombelicatura”, oltre ad essere un inestetismo, può compromettere un corretto allattamento. Ne parliamo con la dottoressa Maria Stella Tarico, chirurgo plastico:

“Il capezzolo è una struttura in cui confluiscono i dotti galattofori per aprirsi verso la superficie esterna. Presenta una consistenza morbida ed elastica, e alla sommità assume un aspetto rugoso grazie alla presenza degli orifizi di sbocco. Di norma è più o meno in rilievo rispetto al piano dell’areola, può essere naturalmente retratto e se stimolato si estroflette verso l’esterno. Siamo in presenza di capezzolo inverso o introflesso quando rimane retratto, appiattito a livello dell’areola, una condizione che può essere monolaterale o bilaterale. I gradi di introflessione sono diversi: la forma lieve è generalmente reversibile, ma nelle forme più gravi, quando l’inversione è permanente e il capezzolo è risucchiato all’interno del seno, oltre a determinare fastidi di natura estetica e disturbi di carattere psicologico può interferire con il naturale allattamento al seno”.

– Quali sono le cause del capezzolo introflesso?

“ L’introflessione del capezzolo è un’anomalia abbastanza frequente che può avere cause congenite (una malformazione presente sin dalla nascita) ma anche acquisite. Può essere un fenomeno innocuo e reversibile, ma può anche indicare la presenza di una patologia, e le cause vanno indagate dal punto di vista medico. Il consulto con un esperto deve essere particolarmente tempestivo in caso di perdite di siero o di sangue. Se l’inversione è un processo lento e graduale di solito è benigna, se invece si verifica in tempi rapidi, può essere un’infiammazione, una neoplasia, un esito post-chirurgico”.

– Quali sono i rimedi?

“ Dipende dalla causa. Se si è in gravidanza, in presenza di casi più lievi è possibile ricorrere a dispositivi correttivi: sono simili a piccole ventose che spingono il capezzolo verso l’esterno. Per ottenere dei buoni risultati vanno applicati per alcune ore al giorno e per circa tre mesi. Nelle forme più gravi, quando l’inversione è permanente e il disturbo risulta inoltre spiacevole da un punto di vista estetico, sarà possibile optare per un intervento chirurgico, la Correzione dei capezzoli introflessi, che generalmente si esegue in anestesia locale con sedazione. Consiste nell’eseguire una mini-incisione periareolare (cioè sul contorno dell’areola), rimuovere i setti fibrosi e riportare il capezzolo nella posizione naturale. Difficilmente la sensibilità ne risulta compromessa, in quanto le fibre nervose non vengono sottoposte a lesione”.

– Dopo l’intervento chirurgico l’allattamento viene compromesso?

“ È un problema che potrebbe insorgere nel post operatorio, ma non è detto che l’intervento comporti limitazioni a successivi allattamenti quando i dotti galattofori non vengono recisi, ma solo liberati dalle aderenze. Con un capezzolo introflesso di 2° o 3° grado, in ogni caso, è comunque molto difficile che una donna riesca ad allattare, perché la costrizione dei dotti è già compromessa, il rischio di infezione è alto e potrebbe trasmettersi alla mammella”.

– Il risultato?

“È definitivo. Il capezzolo presenterà forma e posizione normale. L’intervento può essere associato a Mastoplastica Additiva, inserendo l’impianto senza praticare ulteriori incisioni, o a Mastopessi”.